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L'oro del giuramento
Roma - Repubblica
Autori: Marco Didò, Stefania Tommasone
In età mediorepubblicana la monetazione aurea fu emessa solo in pochissime circostanze, spesso in relazione ad eventi di particolare importanza politico-militare, qualificandosi più quale strumento di prestigio internazionale che quale mezzo economico. È solo nell'ultimo quarto del III secolo a. C. che il sistema monetario romano, basato fino ad allora unicamente su nominali in argento e bronzo, prevede la coniazione di monete auree. Attinge forse all'oro delle miniere spagnole ed in particolare grazie al bottino ottenuto con la conquista di Siracusa nel 212, viene emessa dunque la serie detta, dal soggetto del rovescio, "Oro del giuramento".
Tale emissione si inserisce nel sistema del didramma ed è composta da due denominazioni, lo statere e il mezzo statere, corrispondenti a 6 e 3 scrupoli (= ca. gr. 6,75; gr. 3,37). La sua produzione è messa in relazione con quella del cosiddetto quadrigato, ossia il didramma più tardo, poiché esso raffigura sul diritto il medesimo tipo degli esemplari aurei, costituito da una testa giovanile gianiforme.
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Oro del giuramento
Roma repubblica, statere, zecca di Roma, 225-212 a. C.
D/ Testa gianiforme giovanile, con corona di lauro.
R/ Due soldati in piedi, l'uno di fronte all'altro, la lancia nella sinistra, in atto di compiere un giuramento toccando con le proprie spade un porcellino tenuto da un terzo militare, inginocchiato fra loro. In es., ROMA.
AV; mm 20; gr 6,90; RRC 28/1