Università Cattolica del Sacro Cuore

Ambito cronologico

I Multipli Monetali
Autore: Claudia Ghezzi
 

Risalgono al principato di Augusto tre multipli del valore di quattro aurei, emessi tra il 27 a. C. e il 2 d. C., la cui eccezionalità ha fatto a lungo dubitare della loro stessa autenticità, tranne per il pezzo rinvenuto nel 1759 a Pompei in associazione con altri undici aurei del I secolo d. C.

Fino a Gallieno (260- 268 d. C.) sono coniati soprattutto i multipli monetali in argento. Dalla metà del III secolo in avanti, anche a causa della forte svalutazione che sta subendo la monetazione argentea, i pezzi in oro si moltiplicano. Dopo la riforma di Costantino I che introduce il solido, l'emissione dei multipli aurei si fa più costante, anche se ogni serie è costituita da un numero limitato di pezzi. Gli imperatori Valentiniani e Teodosidi continuano ad emettere multipli monetali in oro, sempre più autoglorificanti, anche in momenti in cui l'impero versa in condizioni critiche. Al fine di preservare il monopolio nell'elargizione dei multipli nel 384 d. C. Teodosio I, Arcadio e Valentiniano II emettono un decreto, il de expensis ludorum, che proibisce ai privati di donare monete più pesanti di 1/60 di libra, ossia della moneta argentea più pesante del periodo, il miliarense.

Dopo la caduta dell'impero romano, abbiamo ancora rare attestazioni di multipli aurei sia in Oriente, per esempio con Giustiniano I (527-565 d.C.), sia in Occidente. Probabilmente in occasione della sua visita a Roma Teodorico, re dei Goti, emette, infatti, forse nel 493, un pezzo del valore di tre solidi, poi trasformato in spilla, grazie alla saldatura sul rovescio di un ardiglione e di una staffa.

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