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Ipotesi ricostruttiva della collana
Ricostruzione ideale della collana
Autore: Claudia Perassi
Il mancato reperimento nell'inumazione di una catena di sospensione in metallo indica che il ciondolo monetale era agganciato a un lungo cordone in materiale deperibile, probabilmente cuoio o tessuto, concluso dal "nodo d'Eracle", con funzione decorativa.
La maglia infatti non può essere sganciata. Al cordone doveva essere sospeso anche l'anello, poiché la parte della fascia opposta al suo castone era esattamente in linea con l'appiccagnolo del pendente, nel quale era inserito il laccio.
Durante la fase di deposizione del cadavere nella fossa, i due oggetti appesi al cordoncino potrebbero essersi spostati, scivolando dal petto del defunto sotto alla sua schiena, dove sono stati ritrovati.
Poiché l'uso dei pendenti monetali sembra essere stato nel mondo romano una prerogativa femminile, il rinvenimento del ciondolo in una tomba maschile può trovare una spiegazione in un gesto di tenerezza compiuto al momento della deposizione dell'inumato da parte di una donna, a lui legata da vincoli d'affetto, che gli avrebbe messo al collo la collana con il pendente e l'anello. Anche quest'ultimo gioiello, infatti, è di tipo muliebre.
La sepoltura rientra nel periodo A della necropoli milanese, assegnato alla seconda metà del III secolo d. C. La moneta di Salonino deve pertanto essere stata trasformata in gioiello non molto tempo dopo la sua emissione, non sappiamo se in una bottega orafa localizzata a Mediolanum o altrove.
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